Come abbiamo avuto modo già di scrivere da giorni il cavallo di battaglia dell’intenso sistema frontale che in queste ore si aggiunge ad attraversare l’Italia, con la parte più attiva sulle regioni centro-settentrionali, sarà rappresentato proprio dal settore caldo, dove scorre un intenso quanto caldo e umido flusso sciroccale nei bassi strati, proveniente direttamente dall’entroterra desertico algerino e della Libia occidentale. Vista l’origine particolarmente meridionale di questo flusso pre-frontale, che aspira masse d’aria particolarmente calde fin dai deserti sabbiosi dell’Algeria meridionale, esso scorrendo sopra le ancora calde acque superficiali del mar Tirreno, mantenendo una certa quantità di calore, sarà in grado di raccogliere un ingentissimo quantitativo di vapore acqueo, tanto da generare una forte avvezione di umidità nei medi e bassi strati della troposfera. Ma gli effetti di questo flusso sciroccale, partito dai deserti algerini, raggiungeranno anche la Svizzera, l’Austria e la Germania, dove si verificherà un brusco aumento delle temperature per l’attivazione di venti di “foehn”, da Sud, sul versante settentrionale delle Alpi. Difatti il flusso umido sciroccale, dopo aver scaricato tutto il suo contenuto di umidità in intense e diffuse precipitazioni sull’Italia settentrionale e sul versante meridionale delle Alpi (quello italiano), sarà costretto a valicare la catena alpina, scivolando e incanalandosi lungo i fondovalle della Svizzera e della Baviera, dove la massa d’aria, già in origine calda, tenderà ulteriormente a riscaldarsi per la compressione adiabatica, raggiungendo le regioni della Mitteleuropa come un vento piuttosto caldo per il periodo che determina delle brusche impennate dei valori termici.
Dall’analisi delle mappe inerenti il grado igrometrico della massa d’aria in questione si nota come l’area più intensa di questa forte avvezione di umidità, fra i 700 hpa e i 500 hpa, dalla Sardegna e dall’alto Tirreno e mar Ligure tenda a dirigersi al traverso delle nostre regioni settentrionali e l’area sud alpina, producendo precipitazioni che potranno risultare molto abbondanti, se non addirittura anche localmente eccezionali nelle aree pedemontane. Generalmente con questo tipo di configurazioni la Liguria e l’alta Toscana, assieme ai settori pedemontani dell’alto Piemonte e alta Lombardia, sono le aree maggiormente soggette ad eventi precipitativi davvero importanti, capaci di provocare gravi criticità al territorio.

Il rischio si concretizza ancor di più se al traverso del Golfo di Genova tende a svilupparsi la solita “linea di confluenza” fra il flusso di umidi e caldi venti di scirocco e ostro, che risalgono dal Tirreno e si umidificano (essendo molto caldi in origine hanno potuto assorbire un gran quantitativo di vapore acqueo che verrà scaraventato contro le alture dell’Appennino ligure) impattando sulle coste dello spezzino e del genovesato orientale, fino all’area di Rapallo, e i più freddi venti di tramontana che traboccano aria decisamente più fredda dal Catina Padano verso le coste della Riviera di Ponente. Proprio qui l’umido flusso sciroccale, in risalita dal Tirreno, si troverà la strada sbarrata dalle più fredde correnti di tramontana (masse d’aria fredde d’estrazione padana in scivolamento dall’astigiano e dal cuneese) che già dalla serata di ieri cominciavano a traboccare dai valichi appenninici del savonese e del ponente di Genova, con i soliti impetuosi deflussi freddi lungo le vallate dell’imperiese e del savonese.
Spesso ad ogni peggioramento la tramontana si attiva lungo le coste del ponente ligure per ragioni “termo-dinamiche” locali, legate principalmente alla notevole differenza termica (“gradiente termico”) che si instaura fra il versante padano e le coste liguri, solitamente più calde e con valori barici minori. Lungo la linea di demarcazione fra le differenti masse d’aria, di direzione quasi opposta, l’aria calda e molto umida convogliata dai venti di scirocco, che risalgono dal Tirreno, è costretta a sollevarsi di colpo dall’intrusione, nei bassi strati, dei venti freddi di tramontana che escono dalle principali valli del savonese e parte del genovesato occidentale.
Ciò costringerà (si tratta di una vera e propria forzatura) l’aria umida marittima, d’estrazione sub-tropicale continentale marittimizzata, ad alzarsi di colpo velocemente verso l’alto e ad anticipare il processo di condensazione, favorendo la genesi di grosse cumulogenesi marittime, nel tratto di mare davanti Genova e la costa ligure, che genereranno degli imponenti sistemi temporaleschi alla mesoscala. In base al posizionamento della suddetta “linea di confluenza” questi temporali dopo aver interessato la città di Genova tenderanno a traslare verso levante, scaricando forti rovesci e veri e propri nubifragi sulle alture del Tiguglio, nella zona di Chiavari e sullo spezzino, determinando la rapida ondata di piena di fiumi e torrenti e l’allagamento dei centri abitati posti sulla traiettoria del sistema convettivo.
Dal pomeriggio, con la più decisa evoluzione verso levante della “linea di confluenza”, i forti temporali che colpiranno le coste del levante ligure cominceranno a spostarsi in direzione dell’alta Toscana, interessando con rovesci e temporali anche il resto delle coste toscane, dal pisano al livornese, prima di penetrare verso l’entroterra toscano, ove localmente si potranno verificare fenomeni davvero intensi. Lo scontro fra le differenti masse d’aria (lo scirocco caldo umido e la tramontana più fresca e secca d’origine padana), lungo tutto l’asse della linea di confluenza venti disteso sul Golfo di Genova, contribuirà ad alimentare un consistente “forcing” convettivo, creando l’ambiente più che ideale per la nascita di insidiosi sistemi temporaleschi a mesoscala, di forma lineare, come i “V-Shaped”.
La caratteristica forma a V di questi temporali, caratteristici della stagione autunnale sul Mediterraneo ed in particolare sul mar Ligure, si sviluppa quando un forte “updraft” penetra fin sulla bassa stratosfera, originando un “overshooting top” che blocca il vento ai livelli superiori, forzando il flusso a divergere intorno ad esso. Giunti in questa fase s’innesca un meccanismo per cui il flusso erode la sommità dell’”updraft” e trasporta i resti della nube temporaleschi nella zona sottovento. Da notare come nei sistemi “V-Shaped” l’area più fredda è vicino all’apice della V, ed è associata all’espansione adiabatica dovuta all’ascesa di aria nell’”updraft” del temporale quando raggiunge la tropopausa.
In questi casi i fenomeni temporaleschi in sviluppo a ridosso della costa ligure potranno divenire anche stazionari per ore a causa del “cold pool” originato dalla discesa di aria fredda del “downdraft” delle varie “Cellule temporalesche”, che scivolando lungo i pendii ritornava in mare, viene a contatto con i venti di scirocco ben più caldi, rigenerando nuovi “updraft” e formazione di altre “Cellule temporalesche” che risalgono verso il genovesato orientale, l’area del Tiguglio e lo spezzino, scaricando nuovi forti rovesci e temporali, con conseguenti abbondanti accumuli pluviometrici che localmente potranno sforare la soglia d’attenzione dei 150-200 mm, ma con picchi anche di gran lunga superiori sulle aree montuose del vicino retroterra del genovesato orientale e dello spezzino.
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