Marzo è uno dei mesi più burrascosi dell’anno, spesso caratterizzato dallo sviluppo di profondi cicloni extratropicali mediterranei che originano forti burrasche o vere e proprie tempeste di vento. Proprio in queste ore lo scivolamento di un minimo depressionario relativo sta attivando vere e proprie bufere di ponente e maestrale fra la Sardegna e la Sicilia. Questa circolazione depressionaria scivolando verso l’Adriatico centrale, si è sensibilmente approfondita, fino a presentare valori di 994 hpa al suolo nel tratto di mare antistante le coste delle Marche settentrionali e dell’Abruzzo. Muovendosi molto rapidamente verso sud questa profonda ciclogenesi ha creato un fittissimo “gradiente barico orizzontale” che si è disposto con i propri massimi proprio al traverso del mar di Sardegna, Canale di Sardegna e Tirreno, attivando impetuose bufere di ponente e maestrale, con raffiche che hanno superato la soglia dei 100 km/h lungo l’Arcipelago Toscano e picchi di oltre i 120 km/h dentro le Bocche di Bonifacio e sulla Sardegna meridionale. La ciclogenesi è stata ulteriormente approfondita dalla discesa dalla Francia di un intenso nucleo di vorticità positiva isoentropica che stamane ha raggiunto il Tirreno centro-meridionale, favorendo lo sviluppo di una spettacolare “comma post-frontale” all’origine dei forti temporali, a prevalente carattere grandinigeno, in atto davanti le coste campane e della Calabria tirrenica.
L’irruzione fredda ad ovest della circolazione depressionaria in uscita dal Rodano, con gli impetuosi venti di “mistral” sul Golfo del Leone, oltre a segnare l’ingresso sul Mediterraneo della parte più consistente dell’aria fredda che si era versata il giorno prima sulla Francia, ha rapidamente trasformato la giovane ciclogenesi in una depressione piuttosto profonda, caratterizzato da un minimo barico sprofondato sotto i 994 hpa che ha notevolmente compresso il “gradiente barico orizzontale” (sensibile infittimento delle isobare) sui mari che circondano l’Italia, con la conseguente attivazione di una ventilazione ben oltre la soglia d’attenzione tra il mar di Sardegna, il Tirreno e i canali che circondano le nostre isole maggiori.
Al contempo, l’approfondimento della ciclogenesi in azione sull’Adriatico ha determinato anche un drastico calo della pressione barometrica su tutti i mari che circondano le regioni meridionali, contribuendo ad inasprire il già intenso “gradiente barico orizzontale” fra il mar di Sardegna, il Canale di Sardegna, il Canale di Sicilia e dal pomeriggio pure sul basso Tirreno e lo Ionio. Il rapido addensamento delle isobare su questi bacini, successivamente rafforzato dall’ingresso delle masse d’aria polari marittime sul Mediterraneo centro-occidentale, ha generato vere e proprie bufere di maestrale (raffiche fino a 100-120 km/h) che dal Golfo del Leone si sono velocemente propagate al mar di Sardegna, Canale di Sardegna, per piegare più con una componente da O-NO e Ovest all’altezza del Tirreno e del Canale di Sicilia.
Proprio tra il basso Tirreno ed il Canale di Sicilia la particolare disposizione del “gradiente barico orizzontale” e il posizionamento del profondo minimo barico, in scivolamento verso lo Ionio, stanno contribuendo a far piegare gli impetuosi venti da NO in una componente più da Ovest e O-NO, che fra il pomeriggio e la serata sferzerà tutto il Canale di Sicilia, con raffiche di oltre i 90-100 km/h, e la Sicilia, con picchi di oltre i 70-80 km/h tra il palermitano e il messinese, e punte di oltre 90 km/h sul trapanese.
A differenza delle recenti burrasche in questo evento, oltre al già intenso vento di “gradiente”, prodotto dal sensibile infittimento delle isobare, si è sommata pure la cosiddetta componente “Isallobarica” che ha reso le bufere di vento ancora più violente, data la velocità di spostamento del profondo minimo barico di 994 hpa che si è rapidamente allontanato sul medio-basso Adriatico. Questo tipo di vento rappresenta la componente vettoriale del vento associato al “gradiente barico” causato dalla velocità di spostamento della profonda area ciclonica che lo ha prodotto. Esso è generato da una rapida caduta di pressione su un’area geografica piuttosto vasta, a seguito del passaggio ravvicinato di una profonda ciclogenesi che si muove con una velocità piuttosto elevata, solitamente da ovest a est o sulla direttrice sud-ovest/nord-est.
Rispetto al comune vento di “gradiente” il “vento Isallobarico” agisce come una sorta di grande onda atmosferica che permette alle masse d’aria di spostarsi il più rapidamente possibile da un’area di alta pressione a un’altra di bassa pressione limitrofa, attraverso venti davvero violenti. Questo è attivato dai forti squilibri nel campo barico prodotti dal veloce spostamento di una profonda depressione che presenta un consistente “gradiente barico orizzontale”. In queste situazioni il campo barico può variare molto velocemente, costringendo così le masse d’aria a spostarsi il più rapidamente possibile dalle zone in cui la pressione aumenta repentinamente verso quelle zone dove la pressione scende altrettanto repentinamente.
Tale squilibrio del campo barico genera delle forti corrente che si sommano ai già esistenti venti di “gradiente”, muovendosi in parallelo con quest’ultimi. Queste correnti sommandosi al flusso di “gradiente” possono originare dei venti veramente violenti e turbolenti capaci di apportare notevoli danni in presenza di “gradienti barici” particolarmente forti con annessi profondi minimi depressioni in rapido spostamento, proprio come in questo episodio. Il repentino aumento dei valori barici, che farà seguito nelle prossime ore, imprimerà un ulteriore accelerazione alle masse d’aria. Ciò spiega perché lungo le coste meridionali e orientali della Sardegna, nella fase clou della tempesta di ponente e maestrale, siano state misurate raffiche di picco ad oltre i 140 km/h.
La raffica più forte è stata archiviata nella stazione di Capo Carbonara (gestita dal Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare), nell’estrema punta sud-orientale della Sardegna (uno dei punti più ventosi d’Italia e del Mediterraneo), dove si è registrata una folata di ben 77 nodi, ben 143 km/h da Ovest. A Capo Bellavista (gestita sempre dal Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare), sulle coste della Sardegna orientale poco a sud del Golfo di Orosei, sono state registrare varie raffiche sopra i 100-110 km/h. Qui i fortissimi venti di ponente e maestrale, scendendo con turbolenti raffiche dai rilievi dell’entroterra sardo, tendono ad acquistare ulteriore velocità, raggiungendo le aree costiere sottostanti con violente raffiche, molto spesso oltre i 100-120 km/h, generano i cosiddetti “vortici sottovento” e un consistente moto ondoso di deriva lungo il tratto di mare antistante la linea di costa.
Le furiose bufere di maestrale e ponente, che dal Golfo del Leone si sono rapidamente dipanate fra mar di Sardegna, Canale di Sardegna, per piegare più con una componente da O-NO e Ovest verso il medio-basso Tirreno e il Canale di Sicilia, hanno causato un sensibile rinvigorimento del moto ondoso e l’interruzione dei collegamenti marittimi con le isole minori. Già nella serata di ieri i mari sono passati da agitati a molto agitati, fino a localmente grossi (forza 7) nel tratto compreso fra il mar di Sardegna e il Canale di Sardegna, dove l’ampio “Fetch” ha agevolato la formazione di gigantesche ondate di “mare vivo”, che hanno superato i 5.0-6.0 metri di altezza, con “Run-Up” sui 7.0-8.0 metri in mare aperto (molto insidiosi alla navigazione).
Gran parte delle onde prodotte dalla maestralata, in uscita dal Golfo del Leone, dopo aver attraversato mar di Corsica e mar di Sardegna, si spingeranno verso le coste dell’Algeria orientale e del nord della Tunisia, dove si abbatteranno consistenti mareggiate, specie nel tratto fra Bejaia e Biserta, dove le grandi ondate si sono infrante con grande impeto sui litorali meglio esposti al quadrante nord-occidentale. Le altre grandi onde che hanno attraversato il Canale di Sicilia si muoveranno fra il mar Libico e le coste della Cirenaica. Le forti burrasche da O-NO e NO estendendosi rapidamente al medio-basso Tirreno invece stanno sollevando un imponente moto ondoso, favorendo lo sviluppo di onde di “mare vivo” alte fino a più di 4.0-5.0 metri, ma con “Run-Up” ben oltre i 6.0-7.0 metri.
Buona parte di queste ondate andrà a rompersi sui litorali della Calabria tirrenica e della Sicilia settentrionale, con onde alte fino a più di 5.0 metri che flagelleranno la costa del palermitano, messinese tirrenico e reggino tirrenico, dove purtroppo non mancheranno i danni e i disagi. Soprattutto in quei tratti esposti all’erosione costiera. La furia dei marosi rischia di cancellare interi tratti di costa, specie sul messinese tirrenico e su ampi tratti del reggino tirrenico.
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