Come abbiamo già più volte trattato nelle scorse settimane anche il mese di Ottobre, e probabilmente anche buona parte della prima decade di Novembre, sembrano seguire le orme di quanto già visto nello scorso Settembre. In poche parole anche nel mese di Ottobre, che per antonomasia dovrebbe essere il mese che apre all’autunno, si assisterà alla latitanza del flusso perturbato proveniente dall’Atlantico, quello capace di fare entrare sul bacino del Mediterraneo le prime vere ed organizzate perturbazioni atlantiche. L’assenza del flusso atlantico deve essere imputato, oltre che al crollo su valori nettamente negativi dell’indice “AO”, anche al notevole rallentamento del ramo principale del “getto polare” che scorre alle medio-alte latitudini, lungo l’emisfero boreale. Questo considerevole rallentamento del “getto polare” sta favorendo l’avvento di una circolazione lungo i meridiani, con frequenti scambi di calore fra il polo e le latitudini temperate e sub-tropicali. In particolare fra il nord America, l’Atlantico e l’Europa, dove il flusso perturbato principale presenta delle ampie ondulazioni (“onde di Rossby”) che dal continente nord-americano si spingeranno in direzione dell’Atlantico settentrionale e dell’Europa. In sostanza ciò significa che la differenza di pressione tra la depressione islandese e l’alta pressione delle Azzorre dovrebbe lentamente ridursi.

In pratica verrà a mancare quel fitto “gradiente barico orizzontale” e il “gradiente di geopotenziale” in quota, fra latitudini artiche e la fascia sub-tropicale, che tiene vivo il flusso zonale sul nord Atlantico, con “westerlies” impetuose che dal nord degli USA e dal Canada orientale si dirigono a gran velocità verso l’Islanda, l’Europa occidentale e la Scandinavia. Il debole “gradiente di geopotenziale” in quota contribuirà ad indebolire il ramo principale del “getto polare” che fuoriesce dal continente nord-americano. Tale rallentamento del “getto polare” agevola, a sua volta, la formazione di grandi ondulazioni troposferica, su larga scala, che dalla fascia sub-tropicale si estendono fino alla regione artica, favorendo la discesa di ampi blocchi di aria fredda, che dal mar Glaciale Artico si versano verso le medie latitudini, mentre ad est dell’avvezione fredda sovente si generano intense rimonte calde sub-tropicali, pronte a dirigersi fin sulla regione artica, con ripercussioni che possono avvertirsi pure sopra il mar Glaciale Artico.
Le “onde di Rossby”, lunghe da 1.000 a 10.000 km, si formano con una precisa successione di tempi e tendono a muoversi da ovest verso est, con una velocità di propagazione che è direttamente proporzionale alla loro lunghezza e alla velocità media di spostamento delle correnti nell’alta troposfera. In questa situazione il “getto polare”, divenendo sempre meno intenso, manterrà un andamento abbastanza ondulato, con lo sviluppo di importanti onde troposferiche, note come “onde di Rossby”, estese per centinaia di miglia, le quali tendono a muoversi progressivamente da ovest verso est, condizionando l’andamento meteo/climatico fra America settentrionale, Europa e Asia centro-settentrionale.
Sono proprio queste ampie ondulazioni, prodotte da un sensibile rallentamento di velocità del ramo principale del “getto polare”, a produrre queste frequenti ondate di freddo fra Stati Uniti centro-orientali, Europa e Asia orientale. Se da una parte le ondulazioni troposferiche riescono a costruire grandi “blocking” (anticicloni di blocco distesi lungo i meridiani che fanno da barriera al flusso delle correnti occidentali), specie tra nord Pacifico e Atlantico settentrionale, capaci di riversare importanti ondate di freddo verso le medie latitudini.
Dall’altra (lungo i bordi occidentali di questi anticicloni di blocco, preferibilmente posizioni in mezzo gli oceani) si innescheranno imponenti avvezioni di aria decisamente più mite e umida che risaliranno fino alle latitudini sub-polari, generando brusche scaldate, con flussi di aria molto mite che arrivano a convergere fin sul mar Glaciale Artico, destabilizzando dall’interno il vortice polare troposferico, che si smembra in più “lobi” (vortici depressionari colmi di aria molto gelida a tutte le quote) pronti ad andare alla deriva verso latitudini più meridionali (influenzando da vicino le condizioni meteorologiche sulle medie latitudini con frequenti ondate di calore seguite da incombenti avvezioni fredde).
Queste dinamiche innescheranno una sorta di circolo vizioso, agevolando l’apertura di una fase meteo/climatico particolarmente dinamico e “avvettiva” lungo le medie latitudini, con frequenti ondate di freddo che determineranno bruschi cali termici nelle aree continentali dell’Eurasia, soprattutto in Siberia centro-orientale, Russia e paesi dell’Europa orientale. E ondate di calde, che metteranno in azione una continua altalena “termica”, specie lungo l’area mediterranea. Proprio in questo pattern circolatorio particolarmente dinamico va inquadrata la significativa avvezione di aria fredda polare continentale che a metà settimana piomberà all’improvviso fra la Finlandia, le Repubbliche Baltiche e i paesi dell’Europa centro-orientale, dove si verificherà un brusco calo delle temperature, anche dell’ordine dei -8°C -9°C.
Sulla regione artica (oltre il circolo polare), invece, la convergenza di masse d’aria decisamente più miti dalle latitudini sub-tropicali, che cavalcano il bordo ascendente delle famose “onde di Rossby” (particolarmente slanciate sopra gli oceani), in lenta evoluzione da ovest verso est, potranno contribuire a destabilizzare la figura del vortice polare troposferico, che proprio in questo periodo (in cui entra nel vivo il raffreddamento autunnale con l’arrivo dell’oscurità invernale) comincia a ricompattarsi, caricandosi di aria gelida a tutte le quote in costante invorticamento sopra la superficie del mar Glaciale Artico.
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