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I dati della tempesta di maestrale tra Sardegna e Sicilia: raffiche di 148 km/h a Capo Carbonara e onde di 7 metri [DATI]

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La tempesta di maestrale che fra lunedì 6 e martedì 7 marzo ha spazzato con forza la Sardegna e la Sicilia, con raffiche ben oltre la soglia dei 100-120 km/h, ha cagionato notevoli danni e disagi. Del resto marzo è uno dei mesi più burrascosi dell’anno, spesso caratterizzato dallo sviluppo di profondi cicloni extratropicali mediterranei che originano forti burrasche o vere e proprie tempeste di vento. Nel corso della nottata, fra lunedì 6 e martedì 7 marzo, l’ingresso piuttosto turbolento, attraverso la valle del Rodano, di un nucleo di aria fredda polare marittima ha favorito l’approfondimento di un minimo depressionario a mesoscala che dal sud della Francia è velocemente scivolato sull’Adriatico centrale, con un minimo barico al suolo sceso sotto i 994 hpa, per poi raggiungere il nord della Puglia, prima di scivolare sull’alto Ionio. Muovendosi molto rapidamente verso l’Adriatico questa profonda ciclogenesi ha creato un fittissimo “gradiente barico orizzontale” che si è disposto con i propri massimi proprio al traverso della Sardegna e del mar Tirreno, attivando impetuose bufere di ponente e maestrale, con raffiche che hanno superato la soglia dei 100 km/h lungo l’Arcipelago Toscano e picchi di oltre i 120-130 km/h lungo le coste particolarmente esposte della Sardegna occidentale e meridionale.

PPVE89La ciclogenesi è stata ulteriormente approfondita anche dalla discesa sul Tirreno di un intenso nucleo di vorticità positiva isoentropica. L’irruzione dell’aria più fredda e molto densa ad ovest della circolazione depressionaria in uscita dal Rodano, con i forti venti di “mistral” sul Golfo del Leone, oltre a segnare l’ingresso sul Mediterraneo della parte più consistente dell’aria fredda che si era versata il giorno prima sulla Francia, ha rapidamente trasformato la giovane ciclogenesi in un sistema depressionario piuttosto profondo, caratterizzato da un minimo barico sprofondato sotto i 994 hpa che ha notevolmente rinvigorito il “gradiente barico orizzontale” (sensibile infittimento delle isobare) sui mari che circondano l’Italia, con la conseguente attivazione di una ventilazione impetuosa tra il mar di Sardegna, il Tirreno e i canali che circondano le nostre isole maggiori.

analyzaAl contempo, l’approfondimento della ciclogenesi in azione sull’Adriatico, nella mattinata di martedì, ha determinato anche un drastico calo della pressione barometrica su tutti i mari che circondano le regioni meridionali, contribuendo ad inasprire il già intenso “gradiente barico orizzontale” fra il mar di Sardegna, il Canale di Sardegna, il Canale di Sicilia e dal pomeriggio pure sul basso Tirreno e lo Ionio. Il rapido addensamento delle isobare su questi bacini, successivamente rafforzato dall’ingresso delle masse d’aria artico marittime sul Mediterraneo centro-occidentale, ha generato vere e proprie bufere di maestrale (raffiche fino a 100-120 km/h) che dal Golfo del Leone si sono velocemente propagate al mar di Sardegna, Canale di Sardegna, per piegare più con una componente da O-NO e Ovest all’altezza del basso Tirreno occidentale e del Canale di Sicilia, interessando in pieno l’omonima isola.

v10m_008Proprio tra il basso Tirreno ed il Canale di Sicilia la particolare disposizione del “gradiente barico orizzontale” e il posizionamento del profondo minimo barico che nel pomeriggio si è velocemente allontanato verso l’alto Ionio, hanno contribuito a far piegare gli impetuosi venti da NO in una componente più da Ovest e O-NO, che fra il pomeriggio e la serata ha spazzato tutto il Canale di Sicilia, con raffiche di oltre i 90-100 km/h, e la Sicilia, con picchi di oltre i 80-90 km/h tra il palermitano e il messinese. Ma in alcune vallate interne del messinese e in alcune località di montagna della Sicilia, come Prizzi, la già intensa ventilazione da O-NO e NO è stata ulteriormente amplificata dalla locale orografia, fino a produrre autentiche bufere, con raffiche ben oltre la soglia dei 100-110 km/h.

v10m_009A differenza delle recenti burrasche in questo evento, oltre al già intenso vento di “gradiente”, prodotto dal sensibile infittimento delle isobare, si è sommata pure la cosiddetta componente “Isallobarica” che ha reso le bufere di vento ancora più violente, data la velocità di spostamento del profondo minimo barico di 996 hpa che si è rapidamente allontanato sull’alto Ionio. Questo tipo di vento rappresenta la componente vettoriale del vento associato al “gradiente barico” causato dalla velocità di spostamento della profonda area ciclonica che lo ha prodotto. Esso è generato da una rapida caduta di pressione su un’area geografica piuttosto vasta, a seguito del passaggio ravvicinato di una profonda ciclogenesi che si muove con una velocità piuttosto elevata, solitamente da ovest a est o sulla direttrice sud-ovest/nord-est.

forte-ventoRispetto al comune vento di “gradiente” il vento “Isallobarico” agisce come una sorta di grande onda atmosferica che permette alle masse d’aria di spostarsi il più rapidamente possibile da un’area di alta pressione a un’altra di bassa pressione limitrofa, attraverso venti davvero violenti. Questo è attivato dai forti squilibri nel campo barico prodotti dal veloce spostamento di una profonda depressione che presenta un consistente “gradiente barico orizzontale”. In queste situazioni il campo barico può variare molto velocemente, costringendo così le masse d’aria a spostarsi il più rapidamente possibile dalle zone in cui la pressione aumenta repentinamente verso quelle zone dove la pressione scende altrettanto repentinamente.

CNMC_050_201703080000_ITALIA_SMWW@@@@_999999@@@@@@_018_000_0045Tale squilibrio del campo barico genera delle forti corrente che si sommano ai già esistenti venti di “gradiente”, muovendosi in parallelo con quest’ultimi. Queste correnti sommandosi al flusso di “gradiente” possono originare dei venti veramente violenti e turbolenti capaci di apportare notevoli danni in presenza di “gradienti barici” particolarmente forti con annessi profondi minimi depressioni in rapido spostamento, proprio come in questo episodio del 7 marzo 2017. Il repentino aumento dei valori barici, fra il pomeriggio e la serata di martedì 7, ha impresso un ulteriore accelerazione alle masse d’aria.

wind10m_H_web_5Ciò spiega perché lungo le coste meridionali e orientali della Sardegna, nella fase clou della tempesta di ponente e maestrale, siano state misurate raffiche di picco ad oltre i 140 km/h. La raffica più forte è stata archiviata nella stazione di Capo Carbonara (gestita dal Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare), nell’estrema punta sud-orientale della Sardegna (uno dei punti più ventosi d’Italia e del Mediterraneo), dove si è registrata una folata di ben 80 nodi, ben 148 km/h. Con molta probabilità in questa zona la ventilazione è stata esacerbata pure dall’effetto “channeling” della pianura del Campidano, disposta con direttrice nord-ovest-sud-est sulla Sardegna meridionale.

wind10m_H_web_7Va ricordato che il valore degli 80 nodi registrato dalla stazione meteorologica di Capo Carbonara corrisponde al limite strumentale dell’anemometro. Ciò vuol dire che, come in molte altre occasioni, la reale intensità del vento ha superato tale soglia nel momento clou della tempesta. Dopo il dato di Capo Carbonara saltano agli onori della cronaca gli oltre 71 nodi archiviati presso la stazione di Capo Bellavista (gestita sempre dal Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare), sulle coste della Sardegna orientale poco a sud del Golfo di Orosei. Nel caso di Capo Bellavista la furiosa raffica di ben 131 km/h viene spiegata dal fatto che i fortissimi venti di ponente e maestrale, scendendo con turbolenti raffiche dai rilievi dell’entroterra sardo, tendono ad acquistare ulteriore velocità, raggiungendo le aree costiere sottostanti con violente raffiche, molto spesso oltre i 100-120 km/h.

17201190_1271232626264347_3157274990593638911_nQui le violente folate hanno assunto spiccate caratteristiche discendenti scivolando a grandissima velocità dai rilievi dell’immediato retroterra, raggiungendo le aree costiere con turbolenti folate che generano i cosiddetti “vortici sottovento” e un consistente moto ondoso di deriva lungo il tratto di mare antistante la linea di costa. La soglia dei 100 km/h è stata superata anche a Capo Caccia, con ben 115 km/h di picco, e fra il Canale di Sicilia e il settore più occidentale del basso Tirreno, mentre sulle coste della Sicilia e sulla Calabria tirrenica sono state misurate raffiche sugli 80-90 km/h. Fra le raffiche più intense segnaliamo i 98 km/h toccati dalla stazione di Pantelleria e 93 km/h raggiunti dalla stazione meteorologica di Messina, dove le furiose raffiche di vento di caduta dai Peloritani hanno sradicato diversi alberi.

Mareggiata-sulla-SardegnaCon la traslazione del minimo sullo Ionio i forti venti da O-NO e NO si sono dipanati rapidamente verso il Canale di Sicilia e il basso Ionio, favorendo l’inserimento, fra il medio-basso Adriatico e il basso Tirreno, di una intensa ventilazione da Nord e N-NO che nella mattinata di ieri ha lambito picchi di oltre 70-80 km/h lungo le coste pugliesi e nel Salento. Le furiose bufere di maestrale e ponente, che dal Golfo del Leone si sono rapidamente dipanate fra mar di Sardegna, Canale di Sardegna, per piegare più con una componente da O-NO e Ovest verso il medio-basso Tirreno e il Canale di Sicilia, hanno causato anche un sensibile rinvigorimento del moto ondoso e l’interruzione dei collegamenti marittimi con le isole minori.

I mari grossi fra Sardegna e Sicilia
I mari grossi fra Sardegna e Sicilia

Già nella nottata fra lunedì 6 e martedì 7 marzo i mari sono passati da agitati a molto agitati, fino a grossi (forza 7) nel tratto compreso fra il mar di Sardegna e il Canale di Sardegna, e martedì pure fra il basso Tirreno e il Canale di Sicilia, dove l’ampio “Fetch” ha agevolato la formazione di imponenti ondate di “mare vivo”, che hanno superato i 5.0-6.0 metri di altezza, con “Run-Up” sui 7.0 metri in mare aperto (molto insidiosi alla navigazione). Gran parte delle onde prodotte dalla maestralata, in uscita dal Golfo del Leone, dopo aver attraversato mar di Corsica e mar di Sardegna, si sono spinte verso le coste dell’Algeria orientale e del nord della Tunisia, dove si sono abbattute consistenti mareggiate, specie nel tratto fra Bejaia e Biserta, dove le grandi ondate si sono infrante con grande impeto sui litorali meglio esposti al quadrante nord-occidentale.

mareggiate Sicilia tirrenicaLe altre grandi onde che hanno attraversato il Canale di Sicilia si sono mosse fra il mar Libico e le coste della Cirenaica, investendo in pieno le coste occidentali di Malta e dell’isola di Gozo, dove il prorompente moto ondoso ha distrutto, facendola collassare su se stessa, la famosissima “Azure window”. Le forti burrasche da O-NO e NO estendendosi rapidamente al medio-basso Tirreno hanno sollevato un imponente moto ondoso, favorendo lo sviluppo di grosse onde di “mare vivo” alte fino a più di 4.0-5.0 metri, ma con “Run-Up” ben oltre i 6.0-7.0 metri. Parte di queste ondate è andata a rompersi sui litorali della Calabria tirrenica e della Sicilia settentrionale, con onde alte fino a più di 5.0 metri che hanno flagellato la costa del palermitano, messinese tirrenico e reggino tirrenico, dove purtroppo non sono mancati i danni e i disagi. Soprattutto in quei tratti esposti all’erosione costiera.

hqdefaultLa furia dei marosi ha anche cancellato interi tratti di costa, specie sul messinese tirrenico e su ampi tratti del reggino tirrenico. Il consistente moto ondoso, come da previsione, è andato a scadere definitivamente solo nel pomeriggio/sera di ieri, con onde via via sempre più lunghe in lenta attenuazione.

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